martedì 18 aprile 2017

I: I passi di un uomo. Le poesie di Fulvio Piacentini raccontano l'amore e Positano


La copertina de: " I PASSI DI UN UOMO"
di Fulvio Piacentini




Ricordi
Il profumo dei mandorli in fiore,
il rumore della campagna nel vento
le tue mani nel silenzio di vicoli antichi
che scendono verso il mare di Fornillo.

Ricordi, fratello mio?
Noi due a carezzare i sogni,
le anime incantate.
Interrogavamo i cuori
nel buio dei nostri timori.

 

I primi amori,
la vita che corre,
poche certezze
molti dubbi.
Il mio sguardo che interrogava il tuo,
i pochi, tanti anni che ci separavano,
tu maestro,
io alunno.

 Quante speranze
in un orizzonte lontano
oltre quelle scalette di pietra costruite dai pescatori
e gli scogli di Positano, dove le Sirene cantarono per Ulisse.

 

Ci guardiamo negli occhi
attraversando una valle di echi:

per noi non ci sarà un guado a fiume asciutto.

 

Portiamo speranza nel cuore,

sulle spalle una tavolozza che non ha colori grigi.
Senza idee un uomo è nulla.

 Domani ripareremo le reti
nella pace di Arienzo.

 


C'è il vento di Positano nella penna del Generale Fulvio Piacentini autore del libro di poesie 'I passi di un uomo'. Poesie tra terra e mare, edito da Saletta dell'Uva. Lo splendido disegno in copertina è di Francisca Stoecklin, Der Turm, e fu donato a Gilbert Clavel, a Positano. Fa parte dell'archivio storico 'Torre di Fornillo', appartenente agli Eredi S.B.H. ed è conservato in Roma. Per gentile concessione degli Eredi S.B.H. proprietari del Castello Clavel, nel quale svetta la Torre di Fornillo.

“Ho dipinto la mia anima/su una vecchia tela:/Ha il tuo sorriso/Il colore dei tuoi occhi”. Così scrive Piacentini, in ‘Senza te’, una delle poesie della sua raccolta di versi, I Passi di un uomo. Un voluto richiamo, già dal titolo, alla natura intima, esistenziale della spinta interiore che è all’origine dei suoi versi. Perché “portiamo speranza nel cuore/sulle spalle una tavolozza che non ha colori grigi”.

"Una poesia che è lezione di vita", annota nella postfazione Pierfranco Bruni. Perché "Fulvio Piacentini è un signore. Nella vita, prima che nelle lettere.  Una parola colpisce quando si porta dietro silenzi e tanti vissuti. Allora diventa esperienza, un ponte che attraversa storie e archi, bussa alle spalle portandoci i mille volti di un passato che non è mai nostalgia, per scegliere cosa vogliamo essere oggi. Fuochi di brace per nuove avventure di pensiero".

Sono parole di destini, carne e spirito che danzano nelle veglie del tempo. È un dialogo che accade nel Sud di Fulvio Piacentini – terra dell’anima prima che geografia – dove la saggezza si fa sempre narrazione. Sulla scena compaiono un uomo e una donna che cercano di non perdersi.

Sentiero tra la magia del mare di Positano e il labirinto dei nostri sogni. Cerchiamo ancora carne che trattiene al mondo, un grandeperché da portare dentro, sterrando strade al futuro. In questa spiaggia di sentimenti, il vento ha l’odore del sale e dei crepuscoli anneriti. È il mare dei viandanti, di chi non si ferma. Il Mediterraneo è destino che si dice con la poesia, perché nella poesia il tempo non fugge e non si svuota. Inutile, però, barare: si scrive sempre per amore. Quando nasce o quando finisce, quando scalda il petto o fa salire ricordi in gola e invita a togliersi le bende. La verità non ha rughe: “Ti ho amato – scrive il poeta – tra la sabbia/in questo vecchio setaccio fatto di esperienze e delusioni”. E la cifra di queste pagine sono proprio gli amori, i ritorni del cuore, i sentieri dove ragione e cuore chiamano a scegliere, nella scommessa di durare. Così in ‘Cercandoti’, la bellezza di un infinito

rincorrere la vena profonda che ci lascia combattere guardano il sole: “Se dovessi perderti,

tornerei a cercarti”. “Guardo le mie mani: non hanno la riga dei porti mancati”, scrive di sé il poeta. Le occasioni le ha colte, e ha guardato negli occhi la Vita. Le sue non sono immagini fissate su lastre di bromuro: sono versi dell’anima, invitano a camminare ancora, cercando il tempo di dentro. Per vivere. Per continuare a cantare nelle vene delle nostre donne e dei sogni che non abbiamo tradito.

 

 

 

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