mercoledì 11 marzo 2015

Campania maglia nera nella classifica delle persone con obesità grave. Ma i centri per la chirurgia dell'obesità sono al Nord.

Sono circa 1 milione e 300mila persone nel nostro Paese eppure decidono di rivolgersi alla chirurgia bariatrica solo lo 0,8% ogni anno. Eppure quando il BMI supera 35 o, peggio, 40, la chirurgia è l'unica opzione terapeutica efficace, basti pensare che in queste persone dieta e farmaci sono risolutivi solo nel 5% dei casi. “Ero condannata a morte, a 36 anni soffrivo di ipertensione, diabete, disturbi di circolazione. A cui aggiungevo attacchi di panico, depressione cronica e ansia. Impossibile allacciarsi le scarpe, fare quattro passi, salire una rampa di scale erano sforzi paragonabili alla scalata dell’Everest. Improponibile una vita sociale sensata, impossibile pensare di entrare in un solo posto aereo, in una cabina di ingresso della banca, non incastrarsi in una seggiolina con i braccioli. La chirurgia mi ha salvato la vita” Sono le parole di Marina Biglia, Presidente dell’Associazione Amici Obesi che ha raccontato la sua storia di obesa e di sopravvissuta. Una storia che è un baratro verso la disistima perché agli aspetti clinici si aggiungono i disagi legati all’emarginazione, la discriminazione, ma anche i problemi sociali, affettivi e emotivi.

“Nell’opinione comune esiste l’idea che l’obeso sia una persona magari simpatica ma con scarsa forza di volontà e che è responsabile della propria condizione perché mangia troppo. Una visione che in breve tempo si trasforma in uno stigma. Gli obesi spesso fanno lavori più umili, sono pagati meno e più frequentemente di altri sono disoccupati a causa delle precarie condizioni di salute” spiega il Prof. Nicola Di Lorenzo, Presidente della SICOB durante la conferenza che si è tenuta ieri presso la Biblioteca del Senato “In realtà l’obesità è una condizione clinica che evolve e si complica nel tempo, una vera e propria patologia del comportamento alimentare che porta con sé un alto grado di comorbidità, cronicità e invalidità e, oltre certi livelli, non si risolve con dieta ed esercizio fisico: le evidenze ci dicono infatti che le terapie convenzionali come dieta e farmaci hanno una efficacia inferiore al 5%. Ma soprattutto gli obesi hanno una aspettativa di vita diminuita tra 5 e 20 anni (*). Gli interventi di chirurgia dell’obesità sono spesso confusi con quelli estetici come la liposuzione, in realtà questo tipo di chirurgia non asporta grasso ma modifica strutturalmente l’apparato digestivo per ridurre l’afflusso degli alimenti o la capacità di assorbimento degli stessi. Le principali tecniche chirurgiche (bendaggio gastrico, gastrectomia verticale e bypass gastrico, diversione bilio-pancreatica) hanno mostrato rilevanti percentuali di efficacia nel ridurre l’obesità grave, tra il 50 e l’80". 
“Dobbiamo scardinare l’idea che l’intervento di chirurgia bariatrica per la cura dell’obesità sia una ‘scorciatoia’ per chi vuole dimagrire o un capriccio estetico. Gli obesi con un BMI superiore a 30 in Italia sono il 10% della popolazione. I candidati a questo tipo di chirurgia sono soggetti che convivono con ipertensione e diabete e che rischiano ogni giorno infarti, ictus e cancro” spiega Claudio Cricelli, Presidente SIMG “Un recentissimo studio pubblicato su Lancet Oncology condotto dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro di Lione, ha rilevato come almeno mezzo milione di casi di cancro nel mondo (il 3,6% di tutti i tumori) siano causati dal sovrappeso negli adulti. E questo allarma perché penso al preoccupante rateo di obesità nei bambini che ci dice come stiamo allevando una generazione di giovani malati cronici”. 
Dei circa 83 centri per l’obesità presenti nel Paese solo 46 eseguono più di 100 casi/anno e la maggior parte sono localizzati al Nord mentre paradossalmente i pazienti sono più spesso nelle Regioni del Sud, un paradosso che porta a non poter accedere al trattamento proprio chi ne avrebbe  bisogno. “Questa anomalia” continua il Presidente della SICOB“ porta ad un elevato flusso interregionale di pazienti e ad una discriminazione di quelli che ne avrebbero bisogno ma che non trovano risposte sul territorio. Come SICOB riteniamo che nei prossimi tre anni il numero di interventi debba almeno triplicare e che i centri di alta specialità per la chirurgia bariatrica raddoppino con strutture organizzate in “Obesity Unit” sul modello delle Breast Unit per il trattamento dei tumori alla mammella. La delibera di budget dedicati porterebbe ad un investimento di 150milioni di euro per il DRG 288 della bariatrica, ma con un risparmio di costi che arriverà a 2 miliardi di euro l’anno rispetto ai 650 milioni di oggi”. 
Un servizio di Johann Rossi Mason giornalista specializzata in medicina e sanità
 

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