lunedì 28 maggio 2012

ATTESE ...

di Chiara Baistrocchi

Mi sono fermata troppe volte ad aspettare: aspettare che qualcosa potesse cambiare.
Col procedere del tempo non ho fatto altro che convincermi sempre di più di quanto sia inutile, di quanto non basti, di quanto risulti illusorio, di quanto riesca a rendere schiavi del proprio tempo. L’attesa è il nostro alibi. Quante volte ci capita di sentir dire: “Poi vedrò, poi farò, poi, poi..” Troppe, immagino. Ma purtroppo, nella gran parte dei casi, è quello il nostro errore. Rimandiamo per l’eternità un qualcosa che dovremmo avere la forza di affrontare al momento. La regola di base, (comunemente adattata a mille contesti) dovrebbe essere: “Carpe Diem!” cioè cogli l’attimo. Avere prontezza nell’agire e senza riservarsi pause del tutto inutili e controproducenti.

A volte si perde totalmente contatto col tempo, come se l’impercettibile “tic tac” dell’orologetto da polso, si bloccasse all’improvviso. Ed è facile aspettare: chiunque è in grado di farlo. Diventa automaticamente la soluzione più semplice da adottare di fronte ad una qualsiasi avversità.
Ma il problema arriva quando sei costretto a batterti con la cruda realtà dei fatti e ti senti talmente impotente da non essere capace di portare nulla a termine. Ti ritrovi trascinato in un vortice di mille preoccupazioni, di ansie e perseguitato dai sensi di colpa; perché riconosci che hai buttato tutto all’aria per nulla, senza neanche accorgertene e con un margine di tempo impossibile per soddisfare tutte le tue esigenze. Tutto ciò, per una stupida attesa, un’attesa priva di senso, probabilmente motivata dal timore di agire, dall’insicurezza della propria indole e dal restare fermi per l’implacabile terrore di sbagliare. Ma se non provi, non potrai mai avere la certezza che i tuoi, siano sbagli o meno. Quante occasioni perse per le attese, quante! E l’unica cosa che ci resta poi, è il rimpianto. Il non aver avuto l’abilità e la forza di affrontare a testa alta il problema: riusciamo solo schivarlo oppure andiamo avanti portandoci, per tempo illimitato, il peso insostenibile di questa zavorra.

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