sabato 26 febbraio 2011

Dante a Positano

Il 26 febbraio 2011, alle ore 19, presso l’Albergo Savoia di Positano, la Parrocchia S.Maria Assunta, con il Comune di Positano, l’Associazione Sapori e Sapere, il Circolo Donna Carmela Villani, l’Associazione Positano Arte e Cultura e l’Associazione Posimuse, ha organizzato un Salotto Culturale sul tema:
Dante Alighieri a Positano: divagazioni storico-culturali.
L’incontro prevedeva la lettura e il commento del ventunesimo canto del Paradiso, che tratta gli ordini monastici, e una relazione sui lavori nell’Abbazia Benedettina di Positano, come ha chiarito il Sacerdote Giulio Caldiero, animatore della serata.
Il professore Raffaele Pecoraro ha introdotto l’argomento ricostruendo con documentata analisi le radici e gli sviluppi dell’attività benedettina fino a Dante e illustrando da un punto di vista storico, letterario e filologico i passi del ventunesimo canto.
Il professore Roberto Sacchetti ha recitato lo stesso canto, poi ha condotto una breve riflessione sugli ordini monastici nel medioevo. Leggendo passi di Pier Damiani, Giovanni di Salisbury e Abelardo ha ricostruito la diversa relazione dei religiosi con il sapere scientifico; citando il ventiseiesimo dell’Inferno ha ricordato la sofferta oscillazione di Dante tra il vecchio limite teologico alla conoscenza umana e la moderna ansia di ricerca rappresentata nel personaggio di Ulisse, richiamando una pagina della Storia Sociale dell’Arte di Hauser ha sottolineato il legame tra la rinascenza carolingia e il fervore culturale promosso dagli ordini monastici; citando Boccaccio e Umberto Eco ha condotto il pubblico che affollava la sala dell’Albergo Savoia a rivivere l’atmosfera di un tempo attraversato da molteplici esperienze mistiche, conati di riforma e corruzione, attraverso immagini spesso riferite alla sensibilità attuale.

(nella foto il prof. Roberto Sacchetti)

(Dalla Storia di Positano – di Camera – Talamo – Vespoli )

Nel 1309, alla morte di Carlo II D’Angio’ , detto il “Ciotto o lo Zoppo” gli succede il figlio Roberto, “ il Re da sermone” come lo definisce Dante nell’ottavo canto del Paradiso, il quale, ricevette l’investitura di re di Napoli e di germania dal Papa Clemente 5° . a richiesta di Positano dispose che si tenessero in vigore le Consuetudini che una precedente disposizione regia aveva abrogato, infatti riteneva grave intrarcioabolirle ( cum sit grave damnum consuetudines abolere.



Gli equipaggi positanesi, capeggiati da Nero, a cui si unirono l’anno seguente altre navi amalfitane, incominciarono a molestare le contrade amiche, tanto che Carlo Martello, il Re d’Ungheria, cantato da Dante nel canto 8° e 9° del Paradis, ordinò a Guglielmo de Mari, capitano di Amalfi, di proibire tale forma di pirateria
Nel 1294 Carlo Martello si recò a Firenze, dove incontrò i suoi genitori che rientravano dalla Francia. In questa occasione, per accoglierlo con tutti gli onori del caso, la città toscana inviò una delegazione della quale pare facesse parte anche Dante Alighieri.







In ogni caso appare quasi certo che il Sommo Poeta e il giovane principe angioino abbiano avuto modo di conoscersi di persona ed apprezzarsi vicendevolmente, anche per il fatto di condividere gli stessi gusti letterari.Dante dedica a Carlo Martello un lungo brano della Divina Commedia (PD VIII 31-148 e PD IX 1-12[1]) che racconta l'intenso incontro che il poeta immagina di avere con l’anima del principe nel terzo cielo (Cielo di Venere) del Paradiso:
L’abbazia benedettina di S. Vito e Santa Maria di Positano
23 giugno 915 i saraceni distruggono Paestum. I pestani si rifuggiano a Positano ( pasa tanaos, terra tutta scoscesa, distesa, lunga, slanciata – Poseidon Nettuno, Pasitea ninfa amata da Nettuno- Posides, liberto dell’imperatore Tiberio Claudio – Posa Posa - ) scegliendo come dimora non il capoluogo, bensì le frazioni di Laurito, Montepertuso, Nocelle, le quali terre erano un feudo della Badia di S. Vito di Positano (Secondo il Martirologio Geronimiano Vito sarebbe vissuto a lungo in Lucania presso il fiume Sele, tanto che ancora oggi è ricordato dai fedeli del luogo come san Vito di Lucania. Presso il Sele, in tenimento dell'antica Eburum, attuale Eboli egli fu martirizzato, presumibilmente nell'anno 303, assieme alla nutrice santa Crescenzia e al precettore san Modesto, durante la persecuzione di Diocleziano. Ancora oggi, presso il luogo del martirio, indicato dalla tradizione, sorge la chiesa di San Vito al Sele. Tutti i comuni della Valle del Sele (Eboli, Pestum, Sapri, Caposele, Calabritto, Senerchia, Oliveto Citra, Colliano,ecc.) hanno, in memoria del martire, o una zona o una chiesa o una immagine a lui dedicata, testimonianza ancora attuale del primitivo culto che Vito ebbe in queste zone e che poi si diffuse in tutta la Cristianità).
L'arrivo di altre genti romane, in fuga dopo il crollo dell'impero e, successivamente, dei monaci Basiliani dall'Oriente, fece sorgere i primi aggregati urbani.
Don Giulio, il prof. Raffaele Pecoraro e il prof. Roberto Sacchetti in occasione del " Salotto Culturale" sul Tema Dante Alighieri a Positano: Divagazioni storico Culturali presso l'Albergo Savoia.
Don Giulio durante il suo intervento all'incontro culturale du Dante Alighieri , ieri sera all'albergo Savoia di Positano.
La costruzione sacra fu edificata, per la prima volta da monaci Brasiliani, attorno al VII secolo, sull’ altare maggiore – si può ammirare una famosa icona della cosiddetta Madonna Nera di Positano del XII secolo. Che sarebbe arrivata in Costiera Amalfitana direttamente dall’ Oriente, in seguito all’ inzio dell’ Iconoclastia (VIII secolo)
L’imperatore Isaurico 725.
Incursioni saracene
La pergamena del 14 giugno 1159 ( nel 2009 abbiamo celebrato gli 850 anni dell’arrivo dell’icona bizantina), documento antico della dedicazione della chiesa badiale di S. Maria di Positano. Alla pergamena è attacato mediante uno spago, un sigillo di piombo recante su una faccia l’immagine di un santo con aureola, baffi, barba, croce nella mano sinistra e, ai lati della testa due lettere : S e A , si tratta di S. Andrea , e sull’altra la leggenda :IOHES_ ARCHIEPS / AMALFIE / + (2). Il testo recita così: ANNI DOMINI MILLESIMO CENTESIMO QUINQUAGESIMO NONO. INDICTIONE SEPTIMA AMALFI. EGO IOHANNES/ DEI GRATIA AMALFITANORUM ARCHIEPISCOPUS. DEDICAVI HANC ECCLESIAM AD HONOREM BEATE MARIE VIRGINIS. QUARTO DECIMO DIE INTRANTE MENSE IUNII .
Il vescovo Giovanni beneventano fu eletto nel 1142.
Il prof Roberto Sacchetti legge Dante
Nel 1127 re Ruggiero II s’impadronì del ducato di Amalfi, lasciando alla costiera i propri diritti, privilegi e statuti per accattivarsi le simpatie e l’appoggio dei monaci benedettini dell’abadia di S. Maria di Positano, dando, politicamente, i casali di Montepertuso, Nocelle e Laurito in vassalaggio all’abate del monastero benedettino di S. Vito di Positano.




Ha chiuso la serata il Dottore Diego Guarino, commentando in maniera precisa, competente e tecnica una videoproiezione che riassumeva il difficile intervento di recupero dell’Abbazia Benedettina di Positano, eseguito con misure appropriate e moderne.
Infine Don Giulio ha ricordato il prossimo appuntamento della Domenica delle Palme, 17 aprile, ore 20, con una Sacra Rappresentazione sulla Passione di Maria, scritta e diretta dal professore Roberto Sacchetti.



Nel suo intervento molto esplicativo ha anche detto: “L’importanza del complesso architettonico-monumentale in corso di riqualificazione è per lo meno triplice: 1.possibilità di fornire uno spazio consono per l’allestimento del Museo di Positano, articolato tra le due Cripte recuperate e la Chiesa dell‘Oratorio;
2.ampliamento, attraverso il restauro, della conoscenza della storia locale alla quale le strutture sono strettamente connesse; 3.occasione di ottenere felici ricadute tanto sul piano turistico che culturale.
Questi sono i principali obiettivi dell’allestimento museale da attuarsi nei prestigiosi ambienti di pertinenza della Chiesa Madre: edificio religioso che, nel suo impianto originario risale al secolo XII e che nella sua attuale configurazione è il risultato di una
serie di trasformazioni documentate a partire dal XVII sec.
Il recupero degli spazi suddetti è una necessità avvertita dall’Amministrazione Comunale, ormai da qualche anno, sotto un duplice profilo: ridare dignità a vani la cui storia è fortemente legata alla principale sede religiosa del paese; creare una sequenza espositiva che illustri l’antica e articolata -sebbene ai più sconosciuta - storia di Positano attraverso le
sue tappe più significative: l’epoca preistorica, le grotte del Mesolitico, l’epoca greca, il
mito delle Sirene, l’epoca romana, le ville della baia di Positano e del Gallo Lungo, i relitti nel mare di Positano, gli elementi archeologici reimpiegati, l’epoca medievale (le chiese, i mulini, le torri), le ceramiche votive sparse nei vicoli e conservate nelle case, i quadri degli artisti-viaggiatori stranieri donati al Comune di Positano.
L’impegno di ripresentare quanto è emerso dai lavori eseguiti tra il novembre del
2003 e il settembre del 2007 deve necessariamente approdare al completamento di
un’opera che consentirà di valorizzare un tassello di straordinaria importanza per la storia di Positano e per il patrimonio mondiale della cultura. L’attenta analisi delle motivazioni che hanno condizionato l’andamento dei lavori consente di comprendere quanto sia stata complessa ogni fase esecutiva.
Come premesso gli ambienti destinati alla fruizione museale da parte del pubblico
sono la Cripta superiore, quella inferiore, la Chiesa dell’Oratorio e ulteriori annessi.
L’intento è di predisporre nella cripta più grande un percorso espositivo cronologico dei materiali e, nell’altra, la definizione stratigrafica e architettonica delle strutture complesso monumentale.

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